Monte Girella

Piccolo monte, vicino al mare, intorno girano le montagne, dalla Majella, al Gran Sasso, alla Laga fino ai Sibillini. Poi il San Vicino, le colline marchigiane e la scura sagoma del monte Conero. E poi di nuovo il mare.

La montagna di casa.
Ci piace iniziare il nuovo anno con una salita al monte Girella e non ci siamo lasciati scappare l’occasione, complice un cielo sereno ed un clima ideale siamo riusciti a rispettare la tradizione anche quest’anno. Le nevicate di metà dicembre e la temperatura relativamente bassa sembravano aver mantenuto una leggero innevamento sulla bassa montagna dell’ascolano ma anche se dalle finestre del salotto di casa le curve intorno alla vetta apparivano bianche, l’occhio esperto di chi è solito salutare con buongiorno e con la buona notte quei profili non poteva farsi ingannare; se non fosse tornato a nevicare ben presto la Girella si sarebbe scoperta completamente, un motivo in più per salire. Dopo il brindisi del capodanno ci alziamo con comodo, consumiamo con calma la colazione guardando ogni tanto i profili che saremmo andati a calpestare e finiamo di completare gli zaini; lasciamo i ramponi a casa, decidiamo di portare le ciaspole, almeno di metterle nel bagagliaio e di lasciare la decisione di portarle con noi solo una volta raggiunta la base di partenza; poche scorte, frutta secca ed un paio di mandarini ed una sola borraccia d’acqua, gli zaini sono pronti, carichiamo tutto in auto. Prevediamo un rientro a casa per il pranzo, al massimo se facciamo un po’ tardi di fermarci al rifugio Paci una volta che i “montanari cittadini” l’abbiano lasciato. Uso le scorciatoie che ormai conosco bene, evitiamo di raggiungere Ascoli, saliamo a Folignano, per strade di campagna saliamo a Colle e poi ai piani di Colle San Marco e infine, in meno di mezz’ora, alla località San Giacomo, dove un albergo e un mucchio di sparute ville si godono in bella posizione, intorno a quota 1100mt, la valle del Tronto fino al mare, le campagne marchigiane fino al monte Conero e tutto l’orizzonte formato dai Sibillini e dagli appennini marchigiani. Il nastro di asfalto continua ad attraversare la montagna per scendere verso il teramano, noi prendiamo a destra dove ben presto diventa una larga brecciata. Come mi attendevo è sgombra da neve, con andatura lenta per ammortizzare il fondo scomposto e per poterci godere il panorama da qui davvero mozzafiato (Sibillini e Laga luccicano con i loro profili bianchi e quello inconfondibile del Corno Grande si alza perentorio nel contro luce verso Sud) aggiriamo la montagna e dopo una serie di traversi e tornanti raggiungiamo intorno a quota 1450 mt la località delle Tre Caciare, dove partono gli impianti di sci per il monte Piselli, subito dopo l’ultimo tornante in vista ormai delle Tre Caciare parcheggiamo, Decidiamo di salire alla vetta dal così detto fosso del Vallone, percorso tante volte, ma di certo molto più innevato e suggestivo e riscendere per la cresta. Accanto all’auto sulla destra si abbassa una carrareccia molto ben definita, i primi passi sono un misto di neve e scoperto poi il fondo sembra diventare compatto, le ciaspole lo sanno tutti mi sono cordialmente insopportabili, decido di non portarle, Marina è di altro avviso e le lega allo zaino. Il fondo diventa subito compatto e ghiacciato, facile da percorrere, la larga traccia dopo aver raggiunto il fondo del piccolo fosso devia sulla destra ed inizia a salire leggermente, il fondo rimane ghiacciato ma si cammina bene sfruttando le orme di chi ci ha preceduto i giorni scorsi e i ciuffi d’erba che spuntano sul bordo; dopo 300 mt circa supera lo spigolo che scende dall’alto e si defila tra piccole rocce diventano un esile sentiero. Senza segnali ma molto intuibile, la traccia si destreggia tra piccoli salti di roccia mentre il profilo del monte si fa più ripido, vira verso Sud e si consegna ad un orizzonte spettacolare ed unico che solo i confini geo politici vogliono assegnare a due regioni, la nostra palestra preferita c’è tutta ed è un unico grande, meraviglioso territorio; il Gran Sasso sporge come uno scoglio verso Sud, la selvaggia Laga teramana e marchigiana si perde tra un dedalo di piccole elevazioni boscose che si alzano fino agli inconfondibili spigoli del Pizzo di Sevo, del Lepri e del Moscio; solo un occhio allenato intuisce il profondo solco del fiume Tronto altrimenti i profili continuano senza interruzione sulla mole del Vettore e via via su quello della Sibilla e del Priora fino al mio piccolo ma tanto caro monte San Vicino. Montagna di casa quella dove sono, montagne di casa e di una vita quelle che mi si parano davanti in una bellezza incontestabile e mai banale e usuale. Abbassandosi un po’ la traccia entra nel bosco, lo attraversa per un quarto d’ora e sbocca alla base del Vallone, il fosso è a destra incassato nemmeno cento metri sotto dove una stretta forra virando verso Ovest lo consegna alla più ampia valle che scorre tra Corano di Sopra e San Vito. Fuori dal bosco la traccia riprende a scorrere su terreno innevato, il fondo è duro ma non è ghiacciato, almeno nello strato superficiale, nonostante la pendenza lentamente si stia alzando si cammina bene senza ramponi e senza ciaspole. Il fosso ben presto si confonde con il fondo del Vallone, la neve diventa di uno spessore più alto, evidentemente portata dal vento e dai pendii se ne è accumulata molta, il sole l’ha metamorfizzata ben bene ed i profili sono ora dolci e continui; la linea più bassa del Vallone scorre sinuosa ed incassata tra le due creste che scorrono alte, a sinistra quella del monte Piselli e a destra quella delle Porchie, scoscesa parete sul versante Ovest che consegna il binomio monte Piselli-monte Girella alla Laga. Lenti saliamo in un contesto ora davvero invernale, il sole si infila di traverso ed entra prepotente nel vallone. La luce è accecante e la calma suggestiva, non c’è vento e non ci sono rumori, seguiamo la traccia che si alza lentamente seguendo la linea di fondo senza chiedere altro che ai nostri passi di salire; solo se ci si volta indietro rimane uno spiraglio del mondo con un esiguo profilo “sibillino” altrimenti saremmo isolati da tutto; è il consueto regalo del Vallone del monte Girella, ci si viene per questo, così vicini a casa, così lontani ed isolati da tutto. L’ampia sella che raggiungeremo a breve si defila alta davanti a noi verso Sud, il sole è affacciato lì sopra, quasi non si osa alzare lo sguardo per capire quanto manchi a raggiungerla; si attende sempre con bramosia il momento che si scavalca la sella, poi finalmente l’ultimo passo ti consegna l’immagine simbolo di questa montagna. Ci siamo, sopra quell’esile spianata che forma la sella, nel piccolo laghetto circolare al suo centro esatto si specchiano i profili del Gran Sasso che sia alza poco più a Sud, mai ti aspetteresti di vederlo così vicino. Il Gran Sasso oggi non può pavoneggiarsi, non ci si specchia, il laghetto è un cerchio perfetto, è ghiacciato, si è tentati quasi di attraversarlo; il cielo turchino e il sole ora un più alto dettagliano un orizzonte inconfondibile e bellissimo, in silenzio ci abbandoniamo in quei profili conosciuti, amati e per questo tanto nostri. Ogni foto che scatto so che sarà solo un ricordo, so bene che questi sono momenti da vivere, da guardare con gli occhi e da ricordare col cuore, rimaniamo in silenzio. Ripartiamo e saliamo il sentiero che si stacca sulla sinistra accanto al fosso che raggiunge il crinale in alto; la pendenza si accentua, la neve è dura ma chi ci ha preceduto ha formato una bella traccia e ben presto siamo sopra; prima di allargarci sull’orizzonte adriatico veniamo investiti da forti e gelide folate di vento teso. Ci copriamo ma a poco serve, le sferzate sono violente e fredde, strapazzano il viso e ci mettono fretta di arrivare; la croce di vetta è già visibile verso Sud-Est, la raggiungiamo cercando di seguire linee con poco dislivello, sul crinale il vento ha spolverato la neve ma ha lasciato un letto di ghiaccio trasparente e scintillante. La croce si trova a 1814 mt, pochi passi ancora e verso Est inizia uno scosceso versante boscoso che raggiunge le colline marchigiane e teramane, il confine delle due regioni scorre li sotto. Il vento freddo da Est ha pulito l’atmosfera, l’orizzonte è scintillante ed infinito tutto intorno a noi, questo piccolo monte così vicino al mare è al centro di un arco; una linea azzurra, l’Adriatico, è la corda che tende i flettenti che sono formati dalla lontana Majella dai profili della catena del Gran Sasso, della Laga e dei Sibillini, più a Nord l’isolata piccola piramide del San Vicino, la miriade di ordinate colline marchigiane e per finire la scura mole del monte Conero, e di nuovo il mare. Mi sento a casa, mi sento contemporaneamente nelle mie tante case, vere e affettive, mi sento felice e grato. Sono in vetta per l’ennesima volta al monte Girella, uno dei due che compongono i monti Gemelli, dai più sono conosciuti cosi, e ancora non mi ci sono abituato a tanta bellezza, forse non mi ci abituerò mai. Il vento non smette di sferzarci, siamo congelati, tanta bellezza lascia ben presto il passo al bisogno di rientrare e di togliersi da quelle frustate, rinunciamo all’idea dell’anello e del ritorno per la cresta, passando sulla vetta del monte Piselli per scendere fino alle Tre Caciare saremmo costantemente sotto i fendenti del vento gelido, meglio lasciar stare e immergersi di nuovo lella magia bianca del “Vallone”. Meno di due ore per rientrare alla macchina, ce ne vorrebbero meno se si viaggiasse spediti, ma “l’infinita bellezza”, ogni affaccio, sembrano trattenerci. Il rifugio Paci è strapieno di “ cittadini”, rientriamo a casa e nel primissimo pomeriggio e siamo già sotto la doccia e davanti ad un piatto fumante di pasta. Sarà perché è la montagna di casa, quella che cerco quando apro la finestra di casa ad Ascoli, sarà perché mi lega a tanti ricordi, sarà perché a dirla tutta è Marina che mi ci trascina mentre io la considero sempre una “montagnetta” (fin quando poi non la calpesto e mi ci emoziono sempre), sarà … sarà … o forse non c’è nemmeno il perché …il monte Girella … quando hai poco tempo, quando vuoi solo fare una sgambata, quando ti vuoi perdere nei panorami delle montagne del centro Italia, quando ha nevicato la notte precedente e vuoi sorprenderti nei sui merletti ghiacciati,.. ci sono mille perché per salire questa montagna!